2022, anno della commemorazione dei 140 anni di attività della Ditta Bucci
Il servizio pubblico custode di una scelta di solidarietà sociale
Il lungo percorso della nostra vita aziendale
Autore: Oddo Bucci
Editori:
SERVIM Bucci
FINIM Bucci
Cura editoriale
Franco Andreatini
Luglio 2023
Edizione non in commercio
Nota dell’autore
L’opera è dedicata e diffusa ai dipendenti d’ufficio e di guida delle Autolinee Bucci di Pesaro e Senigallia.
Il testo è del prof. Oddo Bucci, titolare con il cugino Maurizio dell’azienda di famiglia. Il volume ripercorre la storia dell’impresa fondata nel 1881 da Nicola Bucci quando il servizio di trasporto pubblico si avvaleva della trazione animale. Poi, dal 1911 con i figli Augusto e Ottorino con il primo autobus a motore e ancora con i loro figli Piero e Ubaldo fino ai nostri giorni con i più sofisticati autobus di ultima generazione. La pubblicazione, presentata ufficialmente il 2 luglio 2023 nel Garage Bucci di Senigallia , si avvale di i mmagini d’epoca e fotografie dei dipendenti di ieri e di oggi. Un omaggio a chi ha contribuito e continua a garantire un servizio pubblico indispensabile alla comunità.
Ritratti in Bianco e Nero storie di una Pesaro d’altri tempi
I cinema in città 1900-1960
quinta parte
autore/editore:
Franco Andreatini
Dicembre 2018
Formato 24×30
88 pagine, oltre 300 foto per la maggior parte inedite
Nota dell’autore
Il desiderio di fissare in un libro il ricordo di un mondo ormai scomparso. Una testimonianza di come eravamo, il racconto dei pesaresi che frequentavano le sale cinematografiche cittadine. I personaggi che erano diventati familiari: le signore alle casse, il direttore di sala, la “maschera” che accompagnava il pubblico in sala mostrando i posti liberi indicandoli con una torcia elettrica, gli operatori nella cabina di proiezione. Gli irriverenti intermezzi mondani dei cinegiornali nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo. Il rumore fastidioso delle bucce di ogni genere di frutta secca, noccioline e caldarroste buttate in terra e inesorabilmente schiacciate. Al cinema fino alla metà degli anni Settanta si poteva fumare e la coltre azzurrognola si tagliava con il coltello. Anche i chili di cicche facevano parte del pavimento. Solo il cinema Moderno di via Passeri, tenendo fede al suo nome, era dotato di una cupola apribile che permetteva il ricambio d’aria. Dove invece l’aria si poteva respirare a pieni polmoni sotto un tetto di stelle erano i cinema estivi all’aperto. Dall’Arena al Lido all’Adriatico di Viale Trieste, dal cinema Impero di Piazzale Trieste al più bucolico Giardino post bellico di via Rossini all’Arena estiva Astra nel piazzale retrostante il cinema, sempre nella stessa via. Pochi ricorderanno un altro cinema all’aperto che ha avuto vita breve: dal giugno 1946 al giugno 1951: l’arena Enal di viale dei Partigiani che occupava l’area dell’attuale Palasport inaugurato a metà anni ’50. Non potevano mancare le piccole sale parrocchiali, sui loro palcoscenici hanno debuttato attori diventati famosi e altri talentuosi personaggi che hanno contribuito alla tradizione pesarese del teatro in lingua e dialettale. In quei teatrini anche recite scolastiche e cartoni animati domenicali, ricordi indelebili per molte generazioni di ex ragazzi e ragazze pesaresi.
Buona visione
Franco Andreatini
Biblioteca San Giovanni, dicembre 2018
Arianna Ninchi racconta della sua famiglia di attori di cinema e teatro
Articolo di presentazione della giornalista Ivana Baldassarri
Per chi sono i “Ritratti in bianco e nero” di Franco Andreatini? Sono per me, per te, per voi, per la nostra città, per tutti quelli che hanno vissuto prima di noi e che non è giusto dimenticare.
“Ritratti in bianco e nero “ sono quello che rimane della Storia!
“Ritratti in bianco e nero” sono le immagini della nostra Storia!
Ma il tempo e il suo fatale scorrere smemora: anche l’esigente, ambizioso, riottoso presente spesso smemora!
Ma poi basta ritrovare in una scatola dimenticata in un armadio o in un cassetto in soffitta, una foto, un’immagine ingiallita di una persona cara che non c’è più o di un luogo frequentato durante la fanciullezza, che si mette in moto quel sentimento lacerante, forte e carnale che ha nome nostalgia.
Come tributo affettuoso e tenace proprio a questa nostalgia, Franco Andreatini ha cominciato a raccogliere per strada, dagli amici, dai pesaresissimi parenti e da quella sua curiosità costruttiva che sa scoprire la Storia anche da piccoli accenni, tutte le orme di un passato anche recente fatte di parole, di facce, di luoghi, di gesti, di segni che un tempo erano espressione di reale quotidianità.
Franco Andreatini è un ragazzo di sessant’anni: solido e gentile; a quarant’anni cambia totalmente vita, lascia il suo avviatissimo salone di parrucchiere e, complice il suo innato amore per la Storia, si iscrive e poi si diploma al Corso superiore di Giornalismo dell’Università di Urbino: diventa collaboratore del “Messaggero” e dal 1994 al 2001 è Direttore responsabile del periodico “Metropolis”.
La prestigiosa e impegnativa mutazione gli si adatta perfettamente perché sfrutta le sue doti caratteriali e formative migliori. Intelligente, tenace, appassionato, gentilissimo e creativo sente che Pesaro merita il meglio della sua nuova professione e del costante interesse di quella sua affettuosa curiosità “applicata”.
Siamo nel 1995 quando l’Associazione Commercianti di Pesaro gli affida l’organizzazione di una mostra fotografica a Palazzo Ducale di Pesaro su la “Antiche Botteghe di Pesaro – 1890-1965“
È stato come entrare nel cuore vero, popolare e caldo della città. La storia, quella delle battaglie e dei monumenti svapora nel vociare vivace delle donne, nel dialetto dei commercianti, nella puntuale e quasi maniacale scelta dei pochi prodotti, nella professionalità alta degli artigiani, nella animazione delle strade senza automobili, nei personaggi indimenticabili che, come attori della commedia dell’arte, intrecciano le trame di una vita cittadina povera e intensa.
I motori sono un’altra passione di Franco e Pesaro, dopo il ciclone Benelli, ha potuto aggiungere alle sue “M” di mare, musica e maiolica, proprio quella “M” di motociclette. Per questo e per un’amicizia quasi filiale costruita in anni di rispettosa frequentazione, nel 1997 Franco pubblica il libro intitolato “Dorino Serafini – Storia e leggenda di un asso pesarese”.
È questo un libro che tutti i pesaresi dovrebbero possedere: personaggio epico-popolare, Dorino nutrì mitiche leggende sportive e amorose e, il riguardare le sue mille foto che arricchiscono il volume, stimola il desiderio di cercare in quelle foto d’epoca, i visi dei babbi, degli amici, dei cugini, delle zie, quasi a voler partecipare attraverso loro, a quelle radunate festose, a quegli avvenimenti sportivi, e godere la celebrità e il brillio di quei momenti epici.
Forse il vero segreto del successo dei libri di Franco Andreatini, oltre la cura editoriale e la dovizia delle immagini spesso inedite, sta proprio in questo desiderio di rivivere, magari virtualmente, un’epoca passata di recente che, come sempre avviene nella memoria, assume aspetti leggendari.
Le collaborazioni giornalistiche di Andreatini col “Messaggero”, intitolate appunto “Ritratti in bianco e nero”, si trasformeranno in 4 libri con lo stesso titolo editi nel 2003, nel 2004, nel 2005 e l’ultimo, il quarto nel 2010.
In questi quattro volumi è racchiusa la vera storia della nostra città nel corso del ‘900, illuminata e vivacizzata da quella straordinaria invenzione ottocentesca che ha nome fotografia, che aveva permesso la democratizzazione del ritratto e la documentazione viva dell’immagine.
Franco Andreatini che ha anche l’istinto del segugio, non si ferma davanti a nulla nella ricerca delle immagini: è capace di telefonare a mezzo mondo e partire per ogni dove quando è certo del “contatto”; dopo aver conquistato con mille sorrisi e infinite gentilezze il proprietario di una qualsiasi immagine, meglio se inedita, rispettosamente promette e mantiene la restituzione, lasciando al collezionista o proprietario dell’immagine stessa l’impressione di aver avuto lui un dono da Andreatini .
Sfilano così personaggi, mestieri, luoghi, che il cuore non ha dimenticato: dallo stravagante Enrico Sponza che aveva dedicato la vita agli scherzi, alle donne e alle case da gioco, all’edicola dell’anarchico Bellotti in piazza vicino Carboni, che aveva tre figlie a cui aveva dato nomi incendiari, le aveva chiamata Fiamma, Bombarda e Spara, al fotografo Ammazzalorso, dalla Casa d’Arte della Chiara con tutti i suoi frequentatori-amici celebri da Fabio Tombari ad Annibale Ninchi, da Lombrassa a Riccardo Zandonai, da Cocco a Caffè, da Ghigo De Chiara, Antonio Conti e Baratti che in un’atmosfera intellettuale alta, ma di amicale sincerità trasmettevano entusiasmo e voglia di vivere, alla mitica pasticceria Badioli, alla drogheria Carboni che, dietro le vetrine Liberty odorava di spezie e tabacco, alla ferramenta Dolci al corso vicina alle sorelle Derna e Tosca che vendevano sigarette e carte bollate, e i gelati Walter, i giocattoli di Rossi, le pellicce di Carletti, e il Bar del Fiore sede stanziale di “Bragiola” l’adorato gelataio che girava le strade di Pesaro con un carrettino bianco la cui campanella annunciava la possibilità, se eri stato buonissimo, di gustare il suo gelato: due cialde croccanti che stringevano la sua crema gelata e il sorriso di Bragiola erano la vera felicità.
Ritroviamo Boccioletti il fotografo della spiaggia, Carlo Dolcini classe ’21 della dinastia degli albergatori, un po’ calciatore un po’ ristoratore detto “nasi”, e Giulietti indiscusso Re di un brutto, pretenzioso, nuovo e incompleto Kursaal, e la Strada Panoramica aperta sul San Bartolo per sognare e correre in bicicletta fra cielo e mare, la Pasticceria Alberini e l’Hotel Vittoria dove un’orchestrina post bellica suonava ogni sera lo swing sotto la guida di Daniele Alberghetti in frac, padre di quell’Anna Alberghetti che farà fortuna negli USA, e il negozio di Nando Piovaticci che assieme alle ciabatte Superga ti propinava sempre una sua poesia in dialetto in una foto che testimonia la rara bellezza della sua sposa, e Bruno Marroccini guascone e pilota, e Carlo Cucchi che alla musica di famiglia – i suoi era musicisti seri – aveva preferito il rombo degli aerei, e Guido Sacco economo del Comune che sapeva tutto della Pesaro post bellica, e Gaetano Callegari il fornaio di via Castelfidardo, e la sala da ballo IRIDE deve i papà non ci permettevano di entrare, e Gino Cecchi il diplomatico figlio del grande esploratore Antonio.
Ritroviamo la favola bella e avventurosa di Annie Ninchi e Franco Cacciaguerra che fanno Pesaro-Nuova Delhi in Lambretta fra incoscienza e ardimento, per allegria e per amore.
Il libro fu accolto benissimo assieme alle foto, ai documenti, alle testimonianze, ai diplomi, ai certificati che segnano tempi, ritmi, gesti e avvenimenti con al precisione e la sicurezza della vera Storia. Il sapore della piccola città piacque tanto che Andreatini, incoraggiato dal successo, rimette in macchina il suo secondo “Ritratti in bianco e nero” continuando a raccontare con parole e immagini la nostra storia cittadina.
Il secondo libro ha gli apporti di due pesaresi DOC, che hanno mantenuto per amore foto e notizie su Pesaro con la serietà degli studiosi accademici e degli innamorati.
Franco Andreatini che è uomo gentile e fascinoso, entra in punta di piedi in casa Della Chiara quando la Signora Bruna, moglie di Alcibiade, è ormai anziana ma ancora attenta e partecipe alla vita di quella Pesaro che ha tanto amato. Franco con lei parla a lungo della città, dei personaggi, dei luoghi e lei, che manteneva con assoluta lucidità, passione esclusiva e irragionevole gelosia, ogni traccia del passato, capisce che Franco è forse uno degli ultimi sinceri amanti della città, e con rara disponibilità gli permette di guardare e di scegliere tutte le foto e i documenti sparsi nei suoi mille cassetti odorosi di lavanda sparsi per casa.
Inoltre Andreatini recupera tutto l’archivio del Prof. Barbadoro (1887-1951), grazie alla generosità e all’interessamento di Gioconda Manfredini e Piero Barbadoro: il professor Barbadoro era stato un vero fotografo-artista le cui fotografie esposte una sola volta nel 1930, erano ormai condannate all’oblio.
Andreatini offre così al suo secondo “Ritratti in bianco e nero” le immagini di un quotidiano povero e arcaico che scandiva la vita del territorio, specie quello rurale: meravigliose le immagini delle “triccole” le contadine infagottate di lana, che venivano al mercato delle erbe a vendere i loro prodotti, agli e pendolini, rape e insalata e quelle dei vecchi e dei bambini con i loro poveri abiti, i loro piccoli gesti, i loro giochi e le loro malinconie che segnano in maniera indelebile situazioni sociali ed economiche che per fortuna non esistono più.
Ma ci sono anche le fotografie dei personaggi pesaresi o celebri o noti: Pasqualon l’infelice poeta dei poveri che anche D’Annunzio ammirò, l’attore Marcello Tusco figlio del sarto Pezzodipane che faceva battere il cuore a noi bambinette post-belliche perché bello e piacione, Furlani e Bartoli i giardinieri del Comune che inventavano i più bei giardini d’Italia, Sanzio Donati delle prime biro e i Tamburini delle biciclette e Gallinelli dell’impiantistica moderna e il Sindaco Renato Fastigi amatissimo mobiliere della prima ora e re di San Pietro in Calibano e Amedeo Filippetti con la sua elegante signora Adriana.
E poi ancora e sempre le fotografie della città.
A riguardarle oggi non possiamo che sentire la dolce, tenera e struggente malinconia delle cose finite: un’aria dolce di parsimonia e di garbato snobismo, nei viali nessuna automobile, nell’aria il vento dolce di mare che, nella controra ristagna lieve fra alberi e villini. I colori sfumano discreti fra il rosa pallido dei tamerici “scapecciati” dal garbino e quello più acceso della balaustra di Via Nazario Sauro, i rosa cantano assieme alle cromie di maiolica dei villini, qualche carrozza, qualche ombrellino, lunghi accappatoi e dalle finestre la radio spande una canzonetta dolce e discreta, si sentono perfino le parole, Parlami d’amore Mariù…
Armonia, misura nei volumi delle case, quasi a voler valorizzare il bel Kursaal che parla di feste e di flirt.
L’argomento si dimostra ghiotto i pesaresi della diaspora vogliono i libri per farli vedere ai nuovi amici che vivono fuori città o in altri paesi: durante le insistite e spesso occasionali ricerche di Franco Andreatini, si moltiplicano le foto uscite per miracolo dai cassetti della memoria o trovate nelle bancarelle dei mercatini e nel terzo volume, quello del 2005, Franco si dedica alla Pesaro balneare e climatica detta “Perla dell’Adriatico”, le spiagge sembrano molto più vaste, gli ombrelloni hanno colori diversi uno dall’altro e le tende color tela grezza mi ricordano il signor Ettore che ce la spostava secondo il giro del sole perché noi bambine ne fossimo sempre protette:si vedono anche i capanni di legno colorati d’azzurro, dove si pranzava seduti a tavola e dove ci si rifugiava per baci fuggevoli che sapevano di salsedine, in mare una barca, che serviva da scena per fare le fotografie, dondolava lieve, non esistevano rumori di motori, solo i mosconi scivolavano piano e di sera nella battigia si ballava scalzi, sfruttando samba e chachacha dell’orchestrina Cartoceti: il Dancing Capriccio era per le turiste e le straniere!
I manifesti pubblicitari segnano il passare del tempo: dai languidi e colorati della Bella Epoque si passa a quelli più essenziali degli anni ’40 per dar poi il posto ai baffi di Giulietti e all’elegante bellezza di Vardabasso.
E’ anche tempo di colonie, vengono i bambini dalla Gioventù Italiana dal Littorio che sfilano e cantano ogni sera per le strade della città e nelle spiagge a loro riservate cappellini bianchi e fischietti pausano i bagni e i giochi, mentre i pesaresi corteggiano le vigilanti.
Ogni fotografia è occasione di ricerche e di ricordi: l’amico di scuola, il commilitone di papà, la vicina di casa, il Maestro Ercolessi bello come un dio greco, Stefania Tura, Serena Benelli, Bartoletti con mille riccioli ribelli, Oscar Pezzolesi e Gianna Flenghi che preparava le vasche nel Diurno e Ernesto D’Angelo che cantava come Pat Boon si insinuano nei gruppi ed è come ritrovare un tesoro!
Franco Andreatini sospende “Ritratti in bianco e nero”, ma poi la dolce passione lo riprende nel 2010 e con una copertina della Piazza Vittorio Emanuele sotto la pioggia dove mille scenografici ombrelli maschili sembrano danzare, ricomincia a raccontare ancora una volta, ed è la quarta, la città dal 1917 con il Vescovo Bonaventura Porta mistico e severo che in privato dipingeva tristi Crocefissioni e dolci Madonnine, i soldati della Grande Guerra, la Vittoria, Gabanen alle Olimpiadi, Pirandello che inaugura il Duse, la ristrutturazione nel 1926 di un sontuoso Kursaal con mille metri di terrazze a mare, Tonino Benelli che vince 4 campionati italiani sulle moto Benelli, Dorino Serafini il centauro che piaceva alle donne, e ancora Alcibiade Della Chiara detto Cibi, Anna Maria Alberghetti che a 13 anni debutta al Carnegie Hall di New York.
Pesaro esce da questi libri di Andreatini a tutto tondo e sembra fissata in una illusoria eternità e il suo recupero affettuoso diventa cultura e il ritrovamento delle facce dello zio Ermanno, di Renzo Fazi, di Goffredo Baldassarri, di mio cugino Carlo in un raduno motociclistico, l’immagine di Corso XI settembre anteguerra con i negozi dei Della Fornace e di Sereni, il Kursaal bellissimo e ferito, i ragazzi della scuola Carducci, diventano i tratti salienti della vita di ciascuno di noi.
E noi lo avevano dimenticato, fino a che Franco Andreatini non ha dato alle stampe i suoi “Ritratti in bianco e nero”!
La sua passione per i motori però lo ha portato a fare anche altro. Nel 1991 si avventura in una splendida biografia appassionata e capillare su Dorino Serafini, poi sulla “Scuderia Ferrari” e su “I piloti marchigiani della scuderia Ferrari”.
Nel 2008 Andreatini pubblica, ma questa volta come autore ed editore “Pesaro e l’automobile nel ‘900”, E’ sempre la storia, la nostra storia che si sta avvicinando fino a sfiorare e coinvolgere le nostre in individualità aumentando nostalgia, consapevolezza e commozione. Per la prima volta Andreatini affida il progetto della copertina agli alunni della Scuola d’Arte Mengaroni facendo entrare così i ragazzi nel cuore della storia della città peraltro quasi sconosciuta; gli allievi si emozionano a dimostrazione che la cultura o è una cosa viva, fatta di partecipazione attiva, o svapora in un erudito accademismo.
Poi Franco Andreatini, sempre sull’onda della storia Pesarese, estrapola da una mia chiacchierata sulla Bella Epoque il desiderio di sapere come e quanto la Belle Epoque abbia influito su una piccola città appartata e provinciale come Pesaro ad economia esclusivamente agricola. Nasce così “cronache pesaresi della Bella Epoque” protagonisti assoluti Oreste Ruggeri, i suoi glomeruli, le sue ceramiche, i suoi villini e la sua numerosa famiglia.
Ancora una volta gli allievi della Mengaroni progettano la bella copertina appassionandosi di nuovo alla storia della città.
L’ex coiffeur è diventato un vero editore: ha il suo logo che esprime la sua socievole capacità di rapportarsi con tutti, si chiama ”Idee per comunicare”, se vi dovesse avvicinare statelo a sentire perché di idee ne ha da vendere e chiede anche a voi di partecipare a quella comunicazione in cui crede per migliorare i rapporti cittadini e sociali.
Un altro bellissimo libro edito e scritto da Andreatini si chiama “Enrico,Nildo e Marco Del Prete” ed è la storia di una dinastia di artigiani pesaresi, la storia gloriosa del lavoro che da umile diventa prima fatica e sacrificio per fiorire nel trionfo, nella celebrità e nella considerazione riconosciuta per un’altissima progettazione industriale. Un percorso paradigmatico, dal bancone di falegname alle diavolerie tecnologiche più avanzate di una famiglia stretta nelle strade e nelle piazze della città, che tramanda con determinazione di padre in figlio la dignità del lavoro, l’intelligenza delle idee, l’importanza del sacrificio e l’ardimento della competizione fino al successo e alla soddisfazione di vedere il proprio logo, “ENNEGI” fra le fabbriche più famose che costruiscono modelli e stampi per l’industria.
Il 2010 è l’anno in cui ricorre il 30° anniversario del Rossini Opera Festival: come sapete Rossini, nostro vanto e nostro vate, da più di 30 anni coagula attorno alla sua musica e al suo teatro lirico l’attenzione del mondo: noi pesaresi ne siamo orgoglio ed io, come pesarese DOC, sono onoratissima di aver riferito per 30 anni ai miei concittadini, attraverso la pagina pesarese de “IL resto del Carlino”, con le mie piccole e inadeguate parole, tutti gli splendidi spettacoli che si sono gloriosamente avvicendati.
Dopo 30 anni di assoluta fedeltà e al ROF e al Carlino, ho desiderato che tutte quelle paroline non svaporassero nella brevità di un solo giorno e con l’aiuto di Gianfranco Sabbatini e l’appoggio fattivo ed entusiasta di Andreatini, ho scelto fra i 361 articoli scritti, i 120 che in qualche modo tracciassero il percorso glorioso del Festival rossiniano pesarese.
Ne abbiamo fatto un bel libro intitolato “30 anni di affetti” sfruttando la parola affetti nella doppia accezione di sentimento del cuore e di connotazione tecnica musicale.
Spero che vi sia piaciuto!
La lunga e salda amicizia con il Prof. Oddo Bucci, una vera e propria complicità, porta Franco Andreatini ad accettare il coordinamento editoriale per un lavoro importantissimo e composito dello stesso Bucci intitolato “La mobilità organizzata nelle Marche settentrionali fra ‘800 e ‘900” nel clima delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, in cui i Bucci sono protagonisti assoluti. Un altro libro di storia, una sintesi dettagliatissima che si realizza nella maturata capacità di interrompere quel diaframma fra grande storia e storia locale che qui spesso si illuminano vicendevolmente.
Ultimo, ma carissimo al cuore dei pesaresi, il libro di Franco presentato giorni fa al Savoy con grande affluenza di pubblico: è intitolato “Una fabbrica, una città, una famiglia” e racconta la storia bella dei sei fratelli Benelli scritta da Massimiliano De Pasquale per la sua tesi di laurea alla Bocconi.
In copertina su campo rosso, una chiave da meccanico con una scritta “Fratelli Benelli” simbolo di lavoro manuale, ma anche metafora di apertura al successo che ancora una volta i ragazzi del Mengaroni hanno riassunto con classe e stile.
Del libro dei Benelli ne abbiamo parlato a lungo e recentemente e per non annoiarvi non ci rimane che sollecitare in voi il desiderio di possederlo.
Se ci pensiamo bene i tanti libri di Franco Andreatini sono tutti i nostri “Ritratti in bianco e nero” che sono poi i colori dei sogni!
IVANA BALDASSARRI
Krieg Fertig
La Guerra è finita
La storia del soldato Cesaretti Tolmino 1943 1945
2015 – Il ritorno in Germania nei luoghi della prigionia
Franco Andreatini:
Omaggio alla famiglia Cesaretti
Edizione non in commercio
Massimo Papa
Il manunale del conducente
la guida professionale
nel trasporto di persone e cose
Franco Andreatini Editore
Marzo 2013
Carlo Emanuele Montani
Memorie Istoriche
Ecclesiastiche e Civili
Della Citta’ di Pesaro e suo territorio
Tomo II
a cura di
Gabriele Stroppa Nobili
21×29,7- 460 pagine
Franco Andreatini Editore
Ottobre 2012
Una fabbrica, una citta’, una famiglia.
Benelli 1911-2011
di Massimiliano Di Pasquale
Formato 24×30
248 pagine
250 foto in bianco e nero
50 foto a colori
Grafica, ricerca iconografica e coordinamento editoriale:
Franco Andreatini Editore
Ottobre 2011
Prefazione di Franco Amatori
Il volume che ora viene presentato è l’esito di una ricerca di lunga lena iniziata da Massimiliano Di Pasquale quando era studente alla Bocconi. La storia della Benelli è stata infatti oggetto della sua tesi di laurea, un lavoro realizzato con grande impegno e passione. Del resto la Benelli ha avuto per un secolo un legame inestricabile con la città di Massimiliano Di Pasquale, Pesaro. Le origini di questo legame non sono facilmente individuabili. Di Pasquale, riprendendo la tesi di un importante studioso marchigiano, Ercole Sori, parla di un’origine “casuale” in quanto non si rileva a Pesaro una tradizione meccanica. Un dato simile si può riscontrare in un’altra attività di grande importanza per la città marchigiana, il mobilificio che, in effetti, nasce alla fine degli anni Quaranta senza una precisa tradizione precedente. Tuttavia, Pesaro offre un ambiente di grande vivacità nell’artigianato che è duttile, flessibile e riesce a trasferire risorse da un’attività all’altra. Né si può dimenticare la mezzadria che caratterizza le campagne circostanti e che, seppure senza rapporti ben determinati di causa effetto nei confronti di attività industriali, è però all’origine di un clima, di un’atmosfera, la celebre “aria che cammina” che ha un indubbio impatto sull’attività economica. La mezzadria, bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Mezzo vuoto perché manca di una specializzazione produttiva ed esalta l’elemento autarchico, mezzo pieno perché sottolinea le capacità di intrapresa – il sogno del contadino è diventare padrone –, la razionalità, basti pensare all’attenzione per il rapporto fra popolazione e risorse – un ettaro, una persona –, alle abilità manuali, alla grande polivalenza lavorativa perché dal podere deve uscire il più possibile e nel podere deve entrare il meno possibile. E ciò a Pesaro è probabilmente all’origine di attività economiche che possono anche sparire ma riappaiono, forse in settori diversi da quelli originari, come fiumi carsici. Della Benelli, Di Pasquale mette in luce l’eccellenza tecnica, patrimonio soprattutto dei due fratelli maggiori Giuseppe e Giovanni. Non a caso sono allievi dell’Istituto Tecnico Montani di Fermo, una vera e propria fucina di risorse tecniche e imprenditoriali per le Marche: oltre ai fratelli Benelli, si pensi ad Adriano Cecchetti e ad Aristide Merloni. Le grandi capacità progettuali e di fabbricazione sono evidenti nel lavoro di Di Pasquale, nella descrizione puntuale dei modelli di maggior successo, come la 175 negli anni fra le due guerre e il celebre Leoncino, una motoleggera prodotta dopo la guerra. Se l’eccellenza tecnica è uno dei temi che Di Pasquale enfatizza in modo particolare, l’altro è quello della famiglia imprenditrice. Sei fratelli che nei momenti alti sono in grado di realizzare una perfetta divisione del lavoro, persino di produrre un testimonial eccezionale, il corridore Tonino Benelli, un Valentino Rossi dell’epoca. Nei tornanti difficili, però, la famiglia è luogo di controversie e di liti più accese di quanto accadrebbe fra normali soci. E questo ha un peso non irrilevante nel declino dell’azienda. Di Pasquale ci racconta una storia affascinante dove uomini e macchine si legano in modo indistinguibile.
Franco Amatori
Professore ordinario di Storia Economica
Università Bocconi Milano
La mobilità organizzata
nelle Marche settentrionali
tra ’800 e primo ’900
di Oddo Bucci
21×28 – 342 pagine
oltre 300 foto
Grafica, ricerca iconografica e coordinamento editoriale:
Franco Andreatini
Editori:
il lavoro editoriale
Deputazione di Storia Patria per le Marche
Maggio 2011
Ritratti in Bianco e Nero storie di una Pesaro d’altri tempi
quarta parte
autore/editore:
Franco Andreatini
Dicembre 2010
Formato 24×30
100 pagine, oltre 200 foto per la maggior parte inedite
Prefazione di Ivana Baldassarri
Prima che l’uomo, in un apocalittico masochismo, distrugga ogni prova di storia, di memoria, di passato, nel miope inseguimento di un futuro sempre più pericoloso e incerto, avvelenato dal consumismo e dalla globalizzazione, accogliamo con gioia Ritratti in bianco e nero. Storia di una Pesaro d’altri tempi – quarta parte che Franco Andreatini ha scritto e edito, inseguendo con passione e personale genialita’ un filone di storia cittadina fatta di fatti, di personaggi, di fotografie e di luoghi: i nostri.
Lo smemoramento è una sindrome diffusa, che l’uomo contrae a causa di una forma maligna di indifferenza e di menefreghismo che non gli fa più partecipare alla vita presente e passata della sua comunita’. E’ come permettere ad un virus imposto dalla modernita’ di farci dimenticare Pinocchio, la Divina Commedia e Parlami d’amore Mariu’.
Senza “rispetto umano” – che è quel riserbo, una volta riferito alle cose riguardanti la religiosita’, nel manifestare le nostre vere preferenze – dovremmo proclamarci “nostalgici” e investire questa parola di tutte le sfumature etiche, estetiche, storiche e memoriali che sono il sangue stesso che scorre nelle nostre vene. Perché la nostalgia non è solo un’entita’ astratta che svapora col tempo e col mutare degli eventi, la nostalgia è la coltivazione armoniosa e misurata della vita vissuta da altri prima di noi e che si nutre e prospera di cose concrete, di oggetti, di parole, di ricette, di gesti, di libri, di odori, di canzoni, di stoffe, di cartoline, ma soprattutto di fotografie.
Le fotografie sono la memoria episodica, sono le prove provate della verita’, della significativita’ della vita che è gia’ passata, sono il punto fermo e documentato di una realta’ che molti pensano, sbagliando, sia inutile ricordare.
Fino a che persone come Franco Andreatini cercheranno di “ripescare” in vecchi cassetti – e ce ne sono tanti e inesplorati nelle case di ognuno di noi –, in vecchie soffitte, nei mercatini dell’usato le fotografie, il passato sara’ salvo e salvaguardato dalla furia iconoclasta degli smemorati e degli sradicati, che sono due categorie destinate alla solitudine, al disamore e al disagio psichico. Quando poi la fotografia diventa “ritratto”, la storia può vantare il suo attestato di credibilita’ documentaria.
Il ritratto di una persona – il suo sorriso, i suoi occhi, il suo corpo, il modo di atteggiarsi – diventa storia, il ritratto di un luogo – l’ondulazione della terra, il corso dei fiumi, le case, le piazze – diventa storia e noi, riguardanti, siamo subito spinti a cercare in quei ritratti le tracce della nostra privata memoria, che è storia privata, insostituibile e inconfondibile.
Ritratti in bianco e nero diventa così ricomposizione semi virtuale di una concretezza mutata o in mutazione, diventa consapevolezza di un’appartenenza che, lungi dall’essere settaria, è proprio partecipazione, colleganza, parentela, abbraccio e identificazione.
Via Bonamini, il terremoto del 1916, i pionieri della patente automobilistica, il Vescovo Bonaventura Porta, gli Albani, i soldati della Prima Guerra Mondiale, Villa Macnez, i Molaroni, i Benelli, gli Ugolini, il Kursaal sontuoso – sacrificato all’insania e alla disonesta’ di pochi –, Mengaroni, il Cinema Duse, le strade, Dorino Serafini, Cardinali, Mascagni, il Liceo Musicale, Alcibiade Della Chiara, la bella “Pupilla”, Tommassoli, Anna Maria Alberghetti hollywoodiana, gli Sgrignani e la bella Piazza del Popolo, sono tutti ritratti della nostra vita racchiusa in questa pubblicazione che va ad aggiungersi alle altre di Andreatini, diventando un privato album di famiglia lungo un arco di tempo che va dal 1915 al 1960.
Ma la vera protagonista di questa “memoria di carta” è la citta’ di Pesaro, che si allunga dolce e sonnolenta verso l’Adriatico fra le due verdi colline dell’Ardizio e del San Bartolo, dove soffia il garbino, dove l’umidita’ ristagna spappolandoti le ossa, dove la gente non sa essere accogliente e tratta il prossimo con sufficienza.
Poi, quando guardi il vecchio tracciato delle strade, la Panoramica; quando ricevi complimenti e pensieri per la tua amicizia fedele durata anni; quando vedi le belle facce di Dorino, di “Gabanèn” e di Cibi, e guardi i bei palazzi rinascimentali, e pensi a Rossini, alle ginestre in primavera, al Villino Ruggeri, al pesce arrosto e alle lunghe giornate d’estate che tingono sottomonte di un viola-rosa che commuove, capisci che vivi in un gran bel posto.
Un posto che sarebbe stato perfetto se ci fossero ancora le mura roveresche, il Kursaal, il Cinema Duse, i viali senza automobili, le strade senza buche e un punto d’incontro colto e amichevole come la Casa d’Arte Della Chiara.
Ma non si può avere tutto!
Ivana Baldassarri
trent’anni di affetti
di Ivana Baldassarri
Formato cm. 24×30
176 pagine
oltre 350 foto a colori e bianco e nero
Grafica copertina: Francesco Calcagnini
Grafica interna, coordinamento editoriale: Franco Andreatini editore
30 luglio 2010
Prefazione di Gianfranco Mariotti
Da trent’anni il Festival rossiniano pesarese è sotto i riflettori della critica europea, con un pubblico per tre quarti straniero e una media di 150 testate giornalistiche di tutto il mondo accreditate in ciascuna edizione. Un’esposizione mediatica così vasta attorno a Pesaro e al suo Festival ha naturalmente prodotto una documentazione di analoghe proporzioni e qualita’.
Quel che invece mancava finora era una testimonianza, organica e strutturata, che provenisse da un punto d’osservazione diverso e speculare, cioè interno alla citta’. Vi provvede ora Ivana Baldassarri con questo libro, che raccoglie una selezione dei suoi pezzi, critici e di costume, comparsi sulla pagina locale del «Resto del Carlino» dalla prima edizione del Rof fino ad oggi.
Ivana è, di suo, una giornalista di vaglia, con un solido pedigree professionale in ambiti molteplici, ma qui mostra qualcosa in più: il suo ruolo appare infatti quello del classico corrispondente che si fa trovare al posto giusto nel momento giusto. Tocca a lei infatti l’insolito privilegio di narrare sul campo tutte le vicende della manifestazione pesarese “dalle origini ai tempi nostri”, cosa che fa senza interruzione – stesso giornale, stessa pagina, stessa incondizionata fiducia della Direzione – per l’intero arco di un trentennio.
Il risultato è adeguato alla singolarita’ del caso: un contributo prezioso per dimensioni e omogeneita’, autentico tassello mancante per la piena comprensione di quella straordinaria avventura collettiva che il Rof ha rappresentato per la citta’ di Rossini. Il pregio principale della raccolta, e il suo aspetto più curioso, sta nell’equilibrio che l’autrice riesce a mantenere fra scrupolo di obiettivita’ e adesione personale, mentre da’ conto non solo degli spettacoli, ma anche dell’atmosfera – culturale, mondana, sociale – che li circonda: compito a cui si presta con intelligenza, leggerezza, ironia.
Questo libro ci restituisce dunque, come in controcanto, una cronaca fedele del Festival declinata secondo un angolo visivo esplicitamente pesarese, ad opera di una testimone competente e affettuosa, indipendente e complice: un gentile ossimoro vivente. Insomma, Ivana.
Gianfranco Mariotti
Sovrintendente del Rossini Opera Festival
Cronache Pesaresi
della Belle Epoque
di Ivana Baldassarri
Formato cm. 24×24
100 pagine
45 foto a colori
62 foto in bianco e nero
Grafica copertina: Istituto D’arte Mengaroni Pesaro
Grafica interna, coordinamento editoriale, ricerca fotografica:
Franco Andreatini editore
12 dicembre 2009
Presentazione di Franco Bertini
Per Pesaro la Belle Epoque fini’ all’alba del 24 maggio 1915. Te la do io la Belle Epoque! E se ancora i nostri antenati pesaresi non ne fossero convinti, ecco che all’alba del 18 giugno un incrociatore pesante e due cacciatorpediniere austriache si piazzarono al largo della costa e ci spararono contro 18 cannonate, 13 andarono a vuoto e gli altri 5 fecero. Per la verita’ in quel 1915 non fini’ solo la Belle Epoque, ma tutto il mondo e tutta la societa’ europea e mondiale furono travolti e divorati da un incendio distruttore, primo epilogo tragico dell’era industriale che galoppava sfrenata da oltre un secolo. Con un canto e controcanto fatto di parole e immagini che si affiancano, si sorreggono, si confondono, si mescolano e si fondono, Ivana Baldassarri e Franco Andreatini ci prendono per mano e ci portano dentro il piccolo mondo della Belle Epoque pesarese che, come sempre succede nei fenomeni sociali e culturali, riguardava solo una parte della citta’ e dei pesaresi. Immagine perfetta per illustrare questo “discrimine” e’ il dipinto di Achille Wildi di pagina 58, con didascalia dello stesso pittore. Giustamente, secondo me, Andreatini ha scelto di “illustrare” la bella prosa evocativa della Baldassari con le opere di Wildi perche’ nessuno come lui ha saputo cogliere spirito e anima della Pesaro di quegli anni. Fu piccola ma calcata la Belle Epoque pesarese, fra balli e fiorire della stagione balneare nello splendore delle affiches, la vita teatrale ribollente, con 12 Boheme e 12 Rigoletto nella stagione 1901-1902, la citta’ che si apre denundandosi delle sue mura roveresche, la sensualita’ travolgente della Francesca da Rimini di Zandonai, il cui manifesto di pagina 76 e’ di un erotismo al cui confronto gli pseudoporno di oggi sono avvilenti e ridicoli. Culmine massimo, tanto che, scrive la Baldassarri <>. Adesso apriamo questo bel volume a pagina 52: e’ un’immagine degli anni intorno al 1910, si vede. Guardiamola in silenzio e prima o poi sentiremo dentro di noi una vocina che, come in un famoso film, ci sussurra “Carpe diem”, “Cogli l’attimo”. E allora lasciamoci scivolare dentro quell’atmosfera e quell’immagine, quelle persone e quei luoghi sono i nostri antenati, sono quelli da cui abbiamo preso forma e sostanza. La Belle e’poque pesarese purtroppo fini’ presto, sepolta dal rombo dei cannoni e dal sangue della Prima Guerra Mondiale. Ma questi legami restano per sempre. Grazie anche a realizzazioni come questo libro: di noi e per noi si racconta la favola, di come fummo e di come non saremo mai piu’, ma anche di come sempre quelli siamo.
Enrico, Nildo e Marco Del Prete
Modelli e stampi per l’industria da tre generazioni
120 pagine
B/N – colori
28X21
autore/editore
Franco Andreatini
giugno 2009
edizione non in commercio
Presentazione di Marco Del Prete
Un omaggio a chi mi ha preceduto e indicato la strada da seguire. Questo e’ il motivo che mi ha spinto a dar vita a questa pubblicazione. La storia della mia famiglia, impegnata da tre generazioni nella costruzione di modelli e stampi per l’industria, e’ sempre stata permeata da una ferrea volonta’ di continua innovazione, protesa alla ricerca di nuovi mercati, nei piu’ svariati campi d’applicazione. Tutto nasce da quel bancone da falegname costruito da nonno Enrico, che ho voluto conservare come simbolo delle radici dell’azienda. Molto tempo e’ trascorso da quei periodi pionieristici ma nel passaggio generazionale e’ rimasta intatta la caparbieta’ nell’affrontare nuove sfide e impegni. Abbiamo lavorato per grandi aziende e per personaggi importanti, rimanendo come giusto discretamente nell’ombra. Con questo libro facciamo uno strappo alla regola, ma c’e’ sembrato opportuno comunicare chi siamo e cosa facciamo, proprio in questi momenti difficili per l’economia, dove chi riesce ad attingere alla voglia di riprendersi puo’ farcela, cosi’ come coloro che ci hanno preceduto quando, nell’immediato dopoguerra, hanno dovuto affrontare momenti ben piu’ drammatici.
Marco Del Prete
Il 25 giugno 2009 Franco Andreatini, come autore e editore, ha presentato il libro:
Enrico, Nildo e Marco Del Prete
Modelli e stampi per l’industria da tre generazioni
Pesaro e l’Automobile
nel ‘900
Volume I
144 pagine
B/N – colori
30X20
novembre 2008
autore/editore
Franco Andreatini
Servizio Rai 3
Presentazione dell’autore
Questa pubblicazione non ha la pretesa di trattare l’argomento in maniera esaustiva, ma vuole essere un semplice contributo alla memoria storica della nostra citta’. Agli archivi messi a disposizione dai pesaresi, operatori del settore e non, – cui va un sincero ringraziamento – ne mancano ancora tanti e mi auguro che questo volume possa stimolare quanti sono in possesso di foto e notizie a mettersi in contatto per arricchire la prossima pubblicazione perche’ sono certo che si possa trovare ancora molto su Pesaro e l’automobile nel Novecento. Un ringraziamento particolare va all’Autoclub Storico Pesaro “Dorino Serafini”. Alla direzione, ai professori e agli alunni dell’Istituto d’Arte “Ferruccio Mengaroni”, che hanno partecipato alla realizzazione della copertina con un concorso d’idee come prova scolastica, entrando cosi’ a pieno titolo nel recupero di una parte della storia cittadina fatta da abili e geniali artigiani, illuminati imprenditori, assi del volante e piloti della domenica e tanta gente qualunque cui si e’ cercato di togliere il velo dell’oblio del tempo.
Franco Andreatini
I Piloti marchigiani
della Scuderia Ferrari
nella storia dell’automobilismo sportivo
216 pagine
B/N colori
28×21
di Franco Andreatini
Fondazione Bucci editore
novembre 2007
Servizio televisivo Rai3
Presentazione dell’autore
Mi considero fortunato. Appassionato di corse, ho avuto molte occasioni per incontrare personaggi famosi nel mondo dell’automobilismo sportivo. Accompagnando a tante rievocazioni l’ex pilota pesarese Dorino Serafini, cui ero legato da affetto filiale, gli ho sentito raccontare storie e aneddoti entrati ormai nella leggenda. Mi ero gia’ fatto un’idea di qualche personaggio, ma incontrarli in alcune occasioni mi ha permesso di trattare l’argomento con piu’ disinvoltura. Questo libro non e’ soltanto il risultato di imprescindibili ricerche nelle numerose pubblicazioni che costellano l’editoria dell’automobilismo sportivo. Partecipare con tanti ospiti illustri alla rievocazione del Circuito di Piacenza, dove nel 1947 avvenne il debutto della prima Ferrari, essere a Monaco di Baviera con il Club della Mille Miglia, ospiti della BMW o trovarsi a Trissino, nella villa del conte Giannino Marzotto che, da perfetto anfitrione, ospitava il trentennale di uno dei Club piu’ esclusivi del mondo: quello degli ex piloti di Formula Uno. Sono state esperienze indimenticabili, che mi hanno permesso di conoscere in un sol colpo piloti famosi provenienti da ogni parte del globo, e frequentandoli durante pranzi e cene, di poterli intervistare per sentire dalla loro voce i racconti che si leggono sui libri. E poi la partecipazione ai festeggiamenti per l’80 compleanno di Juan Manuel Fangio, venuto appositamente dall’Argentina, l’opportunita’ di poter seguire come inviato speciale la Mille Miglia del 1992, in compagnia di due amici ottuagenari come Gigi Villoresi e Dorino Serafini che rievocavano ricordi e avventure… Queste e tante altre occasioni hanno preparato il terreno a cio’ che oggi si concretizza con la pubblicazione di questo libro. Un affettuoso e particolare ricordo va a Dorino Serafini, classe 1909, che ci ha lasciato nel luglio del 2000. Devo a lui le tante occasioni appena elencate. E’ curioso, in passato era sempre Dorino a ringraziarmi per aver scritto, giusto dieci anni fa, la sua biografia: sosteneva che si era trattato di una specie di cura che lo aveva fatto ringiovanire, forse era vero. Per i suoi 90 anni lo avevamo festeggiato in Piazza del Popolo a Pesaro con tanto di sindaco e una folla che riempiva la piazza con auto e moto d’epoca. Sembrava ancora indistruttibile. Nel 2000, a poche settimane dal suo 91 compleanno, aveva deciso di sottoporsi ad un intervento chirurgico per asportare un tumore al polmone. Le complicazioni postoperatorie non diedero scampo al vecchio campione. Qualche tempo prima gli avevo suggerito di lasciare tutti i suoi cimeli al Museo di Giancarlo Morbidelli a Pesaro, perche’ rimanessero custoditi nel luogo piu’ adatto. E cosi’ e’ stato. Oggi il Museo Morbidelli ha una intera sala dedicata a Dorino Serafini.
Franco Andreatini
Passenger
Periodico di viaggi, tempo libero e curiosità legate al mondo imprenditoriale.
Direttore responsabile dal 2001 al 2007:
Franco Andreatini
Il debutto della
Scuderia Ferrari
la ristampa anastatica della prima brochure
Omaggio a Piero Bucci primo pilota marchigiano della Scuderia
168 pagine
B/N – colori
28 x 21
di Franco Andreatini
Fondazione Bucci editore
novembre 2006
Presentazione dell’autore
Nell’estate 2005 il prof. Oddo Bucci mi parlò di un progetto editoriale cui voleva partecipassi come consulente. Fu il primo di una serie di incontri che diedero inizio a questa pubblicazione. Uno zio di Senigallia, Piero Bucci (1900 – 1971), cugino del padre, era stato negli anni Trenta uno spericolato “gentleman-driver” e aveva partecipato a quattro edizioni della Mille Miglia, dal 1929 al 1932. Negli anni seguenti, il matrimonio, le responsabilita’ dell’azienda paterna e soprattutto l’arrivo di un figlio ne decretarono l’abbandono delle corse. Piero Bucci aveva partecipato anche a numerose gare nei vari circuiti di mezza Italia compreso ovviamente quello di casa: il Circuito di Senigallia. Piero Bucci era stato anche uno dei componenti della “Scuderia Ferrari” che proprio in quegli anni portava in pista piloti e auto Alfa Romeo sotto l’egida di quella Scuderia destinata a diventare un mito grazie ad Enzo Ferrari che per tutta la vita, per sua stessa ammissione, aveva inseguito caparbiamente il sogno di diventare “Enzo Ferrari”. Nata nel novembre del 1929, la Scuderia Ferrari alla fine del 1931 festeggiava i primi due anni di attivita’ e, per ricordare gli importanti risultati, fu stampata una brochure: “2 Anni di corse 1930 – 1931”. Nella pubblicazione troviamo il saluto del Cav. Benito Mussolini “primo automobilista d’Italia” a bordo di una Alfa Romeo. Presenti via via tanti personaggi dell’epoca, politici e non, che inneggiano alle glorie e ai futuri successi di una Scuderia che avrebbe tenuto alto l’onore dell’Italia nelle competizioni. Un’epopea che e’ compendiata in una brochure oggi rarissima, praticamente introvabile come anche la Casa di Maranello l’ha definita in un annuario del 1993, e che Piero Bucci ha gelosamente conservato per una vita. A distanza di tanti anni i familiari hanno messo a disposizione degli appassionati la ristampa della brochure, inserendola in una pubblicazione dedicata alla memoria di Piero Bucci. A mano a mano che procedevo nella stesura di questa pubblicazione scoprivo continuamente notizie, documenti fotografici, personaggi e curiosita’ che mi hanno intrigato al punto da ampliare il mio lavoro, ripercorrendo, se pure per sommi capi, un po’ di storia dell’automobilismo dagli inizi del ‘900, cercando ad un tempo di calare il lettore in quell’atmosfera cosi’ fascinosa come quella della “Belle E’poque”. Testimonianze di un’epopea di uomini e macchine che ha appassionato intere generazioni creando miti e leggende: Nuvolari, Varzi, Ascari, a bordo di Alfa Romeo, Bugatti e Lancia in competizioni come Mille Miglia e Targa Florio. Ancora oggi dopo quasi ottant’anni il fascino di quelle corse continua a colpire ed e’ per questo che ho ritenuto giusta e necessaria un’opera certosina di ricerca per portare un altro contributo a quel periodo, parlando anche di piloti meno conosciuti ma che hanno reso possibile l’epopea con la loro partecipazione, con il loro sacrificio.
Franco Andreatini
Garage Moderno 1915
Restauro della piastra in cotto in collaborazione con: Istituto d’arte Ferruccio Mengaroni, Comune di Pesaro.
Idea e coordinamento:
Franco Andreatini
maggio 2006
Ospedale San Salvatore
1906-2006
Ideazione e soggetto di un filmato in DVD dedicato al reparto di Urologia, nell’ambito dei festeggiamenti per i cent’anni dell’ospedale di Pesaro.
A cura di:
Franco Andreatini,
dott. Romano Casadei,
Studio Leon,
Stefano Salimbeni
Ritratti in bianco e nero
Storia di una Pesaro d’altri tempi
volume III
136 pagine
230 foto B/N
24×30
di Franco Andreatini
dicembre 2005
Presentazione di Franco Andreatini
La Pesaro balneare; dagli anni Dieci agli anni Sessanta, riportando fedelmente alcune guide turistiche del tempo. Con enfasi e lessico fiorito si descrive Pesaro e la zona mare in pieno sviluppo,
con i suoi viali, villini e il Kursaal, simbolo per eccellenza della vita estiva.
Uno spaccato di vita di quegli anni che conserva un fascino che il tempo non ha cancellato. Nel secondo capitolo un’altra struttura-simbolo della zona mare: Villa Marina. Inaugurata nel 1928 la Colonia dei Postelegrafonici è stata per decenni un punto di riferimento per un altro tipo di turismo, quello sociale, per migliaia di giovani provenienti da ogni parte dltalia. L’imponente struttura di Viale Trieste ancora oggi colpisce per la sua architettura e per le straordinarie possibilita’ che potrebbe riservare allo sviluppo turistico di Pesaro. Non è difficile ipotizzare un grande albergo con annesso un Centro Congressi di dimensioni al passo coi tempi e tante altre possibilita’ legate alla sua posizione assolutamente strategica.
Per descrivere Villa Marina e il mondo
delle Colonie estive abbiamo ripercorso la storia di queste istituzioni che hanno radici lontane e che un grande sviluppo hanno avuto negli anni Trenta.
Un ricordo tutto pesarese ci è fornito dal dott. Agostino Ercolessi, dal 1940 al ’42 uno degli istitutori di Villa Marina, che descrive le sensazioni e gli umori dell’epoca. Le immagini appartengono all’archivio della professoressa Anna
Maria Peretti, figlia del maestro Peretti, che per molti anni fu uno dei responsabili dellistituto.
Il terzo capitolo è dedicato agli anni del rilancio del turismo nel dopoguerra. La “vocazione turistica” di Pesaro riprende vita e a meta’ degli anni Cinquanta, quando, in pieno periodo di ricostruzione, si parte anche con l’edilizia alberghiera che in pochi anni trasformera’ l’aspetto di tutta
la zona mare. A descrivere questo periodo pionieristico è un documento ufficiale dell’epoca stilato dall’Azienda
Autonoma di Soggiorno a firma dell’allora presidente Gino Filippucci, nel quale si evidenziano le prime imponenti strutture alberghiere sorte tra il 1956 e il 1959, la novita’ dell’installazione delle reti filtranti per .frenare l’erosione della spiaggia, i locali da ballo, il nuovo Kursaal di Ezio
Giulietti e il Dancing Capriccio, la promozione turistica e i contatti con le grandi agenzie straniere. Le foto che accompagnano questa relazione sono state concesse da Guido Vardabasso, figlio di Tullio, per tanti anni direttore dell’Azienda di Soggiorno. Nel quarto capitolo troverete curiosita’ e immagini dagli anni ’50 e ’60, i locali da ballo e qualche chicca d’antan. L’ultima parte del libro è riservata ad una serie di personaggi più o meno conosciuti di quel periodo: albergatori, ristoratori, il decano dei concessionari di spiaggia, due bagnini di salvataggio, simboli dell’ italian-lover in versione “on the beach’: un cantante giramondo, un innovatore e precursore della moderna imprenditoria legata ad un prodotto tipicamente
estivo: il gelato. Un campionario umano che rappresenta quegli anni, dalla ricostruzione al miracolo economico.
Il libro, con le sue storie, non ha altra pretesa se non quella di offrire un contributo alla conoscenza di un passato recente di vita cittadina nella sua quotidianita’. Un contributo fatto soprattutto di immagini, per la maggior parte inedite, di una Pesaro che non c’è più.
Monte Ciccardo 1881
Storia e immagini della Famiglia Fori
2004
edizione non in commercio
Ritratti in bianco e nero
Storia di una Pesaro d’altri tempi
volume II
136 pagine
oltre 200 foto B/N
24×30
di Franco Andreatini
dicembre 2004
Presentazione di Franco Andreatini
Quando nel 1995 organizzai la mostra fotografica “Le antiche botteghe” di Pesaro presso la sala Laurana del Palazzo Ducale, avevo trovato tante foto dai diretti interessati e dai loro eredi. Mi sembrava di aver raggiunto un buon risultato ma, a pochi giorni dall’inaugurazione, l’amico Francesco Cangiotti mi indirizzò dalla sua
nonna materna: la signora Bruna Della Chiara. Custode di un archivio fotografico eccezionale, la signora Bruna mi concesse il privilegio di utilizzarlo permettendo così il salto qualitativo di quella mostra. Il materiale, gia’ cospicuo, si arricchì
di tutte le foto delle vetrine realizzate a Pesaro da Aroldo e Alcibiade Della Chiara i quali, oltre alla ideazione e realizzazione, provvedevano a fotografarle con meticolosa cura. L’anno successivo con la mostra “Pesaro in automobile” continuai ad avere contatti con vari collezionisti e appassionati che fornirono foto e racconti interessanti. Nel 1997 con il libro dedicato a Dorino Serafini (il Valentino Rossi degli anni Trenta) pensai di aver concluso un ciclo. Tre anni più tardi quelle foto e quei racconti (ascoltati dai protagonisti) divennero materiale per una rubrica settimanale sul quotidiano “Il Messaggero”, nelle pagine locali.
La buona accoglienza riservata all’iniziativa mi suggerì di riunire cinquanta di quelle storie nel libro “Ritratti in bianco e nero”. È stata una grande soddisfazione constatare con quanto amore i pesaresi hanno accolto questo regalo di Natale.
La cosa mi ha galvanizzato e, memore della collaborazione della signora Bruna
Della Chiara, sono tornato a chiedere il suo aiuto per una nuova pubblicazione.
Ancora una volta mi è stato concesso di utilizzare l’archivio del Maestro Alcibiade che, negli anni, aveva raccolto una ricca documentazione fotografica sulla citta’ che tanto amava. Con le foto più significative aveva organizzato una mostra fotografica
a Palazzo Ducale nel 1970. Dopo trentaquattro anni l’archivio di Alcibiade
Della Chiara, per gentile concessione della signora Bruna, è di nuovo visibile.
” … mio marito avrebbe approvato” è stato il commento di questa traordinaria
signora classe 1909. Anche da un piccolo scontro sull’origine di una fotografia può nascere una collaborazione. È quello che mi è capitato quando un signore con aria indagatrice mi ha chiesto dove avessi preso le notizie sulla proprieta’ di una foto apparsa sul libro “Ritratti in bianco e nero”. Appurata la fonte e stabilita la buona fede non restava
che collaborare, e proprio da chi mi aveva mosso un appunto è venuta la possibilita’ di attingere ad un patrimonio fotografico insperato: quello del professor Luigi Barbadoro, studioso e appassionato di fotografia che con il suo obiettivo sulla citta’ ci ha lasciato immagini bellissime, oggetto di una mostra nel 1930 e da allora mai più apparse in pubblico. A questi due importanti cultori di immagini della citta’ e al loro archivio è dedicata
buona parte di questo volume come doveroso omaggio a chi oggi ci permette di ammirare com’era la nostra Pesaro.
Ritratti in bianco e nero
Storia di una Pesaro d’altri tempi
volume I
128 pagine
oltre 160 foto B/N
24×30
di Franco Andreatini
dicembre 2003
Presentazione di Franco Andreatini
Questa pubblicazione vuole essere un omaggio ai pesaresi, e a quanti hanno accettato di aprire lo scrigno dei ricordi e l’album di famiglia fatto di immagini di una Pesaro semplice, dove tutti si conoscevano e dove i ritmi erano scanditi dal lento trascorrere di stagioni forse più romantiche delle nostre. Il volume raccoglie solo una piccolissima parte di storie legate alla nostra città dalla fine del1’800, agli inizi degli anni ’60. Un ringraziamento particolare va alla signora Bruna Della Chiara, testimone dell’evoluzione sociale e culturale della nostra città da un osservatorio privilegiato, quella Casa d’Arte Della Chiara di via Rossini che, grazie al marito Alcibiade ed al suocero Aroldo, era diventata un luogo d’incontro di artisti e intellettuali. Alla signora Bruna devo la possibilità di pubblicare le fotografie delle vetrine dei negozi della Città realizzate dalla Casa d’Arte Della Chiara.
Ritratti in Bianco e Nero
Rubrica settimanale a cura di Franco Andreatini sulle pagine locali de:
“IL MESSAGGERO” 2000-2002
Metropolis
Direttore responsabile dal 1994 al 2001:
Franco Andreatini
Dorino Serafini
Storia e leggenda di un asso pesarese.
Da campione d’Europa con la Gilera 500 nel 1939 a pilota ufficiale delle prime Ferrari Formula 1 nel 1950
208 pagine
in bicromia
25 x 31
di Franco Andreatini
Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro
dicembre 1997
Presentazione del conte Giannino Marzotto
Conobbi Dorino Serafini nella primavera del 1950. Andavo a Maranello da Ferrari, verso il quale ero attratto – oltre che da interesse sportivo – da deferenza ed attenzione quasi filiali. Ferrari mi disse: – Le presento oggi Dorino Serafini, un grande campione motociclistico. Sarete insieme per il Cavallino Rampante nella Mille Miglia tra poche settimane… -.
Sapete come sono i giovani: un po’ curiosi, un po’ svagati. Era un onore conoscerlo – l’eroe della “Gilera 4 cilindri” che non avevo mai neppure provato. Era interessante avere il suo giudizio sulle vetture, una Spyder ed una Berlina, che ci venivano affidate da Ferrari. Poco meno di due litri e mezzo, poco meno di 150 cavalli, poco meno di 200 km all’ora. Affidabilita’!… nel manico! Dorino sorrise. Venne la Mille Miglia e la mia Berlinetta fu favorita dal maltempo nella competizione. Dorino arrivo’ secondo.
C’e’ sempre tanta confusione all’arrivo e tanti pensieri che si sovrappongono. Ti piace certamente vincere, ma pensi anche a quanto sarebbe stata meritata la vittoria assoluta a chi l’ha mancata per una manciata di minuti. E’ la vita.
Chiesi di Dorino Serafini che nella confusione non trovavo. – Dorino e’ contento – mi dissero. – Sorride. Ci trovammo poi con Dorino insieme ad Ascari e Villoresi, a caccia o altrove. Era un campione stimato, ma senza quella presunzione e protervia che spesso accompagna il successo.
E sempre, per timidezza o modestia, al momento opportuno sorrideva. Il 1951 ci vide ancora antagonisti nella Mille Miglia: tempo perverso, vetture difficili. Ebbi la fortuna di ritirarmi dalla gara per un banale guasto, poco dopo Dorino fu travolto da un incidente agghiacciante.
Tornando a Modena chiesi a Ferrari notizie sulle sue condizioni. – E’ incredibile, – rispose, – e’ salvo. E’ salvo e sorride.
Dorino sorride ancora. Sono passati tanti anni, e con gli anni la gloria si offusca. Tuttavia ci siamo spesso ritrovati, e sempre in quel clima di serenita’ e cordialita’ che per un veneto come me prevale su tante altre cose. Cosi’ le palombe dell’Appennino marchigiano, il buon pesce dell’Adriatico o l’incontro a San Marco con i grandi campioni di Grand Prix ci hanno accomunato in reminiscenze semplici, pacate e… sorridenti. Avanti Dorino, questo libro e’ per te, per i tuoi successi, per la tua gloria che non si offusca. E per il tuo record piu’ umano: la capacita’ di sorridere… cosi’ nella polvere come sugli altari. Per te, Dorino, ci sara’ sempre il mio ammirato sorriso!
Pesaro in automobile
1900-1960
Pesaresi in auto, auto costruite a Pesaro, piloti pesaresi
Sala Laurana del Palazzo Ducale. Mostra organizzata da Franco Andreatini, che ne ha curato anche il catalogo, per l’Autoclub Storico Pesaro in occasione del decennale della fondazione
novembre 1996
Mostra fotografica
Le antiche botteghe di Pesaro 1890-1965
Sala Laurana del Palazzo Ducale di Pesaro a cura di Franco Andreatini
ottobre 1996
Volume rievocativo in occasione del 50esimo anniversario della costituzione dell’Associazione Commercianti Pesaresi a cura di Franco Andreatini
settembre 1995